da Jesús Castellano Cervera,
Preghiera e vita mistica alla scuola di Maria, in Aa. Vv. Maria guida sicura in un
mondo che cambia, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa, Roma 2002,
pp. 121-129.
Una preghiera
continua Il semplice enunciato di queste parole apre un
orizzonte molto vasto che certamente non intendo svolgere né dal punto di vista
biblico, né da quello teologico, né da quello spirituale e mistico. Farò quindi
solo qualche piccola e breve annotazione in modo da cogliere il messaggio
fondamentale che da Maria ci viene come guida sicura nel campo della preghiera e
della mistica. Possiamo partire da una serie di affermazioni fondamentali,
quasi delle tesi semplici, che ci aiutino a cogliere con semplicità l'icona di
Maria orante. Nella vita di Maria, come in quella di Cristo, l'unità fra
preghiera e vita è perfetta, perché in Lei perfetta e costante è la comunione
con Dio. Maria ci viene sempre presentata in quella sua incessante attenzione
interiore a Dio e ai misteri del suo Figlio. Ma, come nella vita di Gesù,
anche nella vita della Vergine emergono momenti di preghiera esplicita e
preghiere esplicite, anche se predomina il realismo del pregare silenzioso ed
operoso. È preghiera riflessiva e dialogale quella di Maria all'annunzio
dell'Angelo; quella della sua consegna-offerta alla volontà del Padre con le
parole: «Ecco l'Ancella del Signore», vertice della preghiera dell'Antico
Testamento (cf. Lc 1,26-38). È preghiera di lode il Magnificat, con
le modulazioni della preghiera biblica dei Padri della prima alleanza (cf. Lc
1,46-55). È preghiera l'offerta generosa del Figlio a Gerusalemme, pur nella
silenziosa processione offertoriale della madre, di Giuseppe e del Figlio (cf.
Lc 2,22 e ss.). È preghiera di intercessione quel semplice «Non hanno vino»
alle nozze di Cana di Galilea (cf. Gv 2,3 ). È ineffabile comunione con la
preghiera più alta del Figlio il suo stare ai piedi della Croce, silenziosa e
desolata, vivente Madre dei figli dispersi, quasi per dare senso e
collaborazione materna alla preghiera sacerdotale del Figlio all'ultima
Cena. È modello ed espressione di preghiera ecclesiale la sua presenza
orante, in perseverante attesa ed in sollecita comunione materna, con i
discepoli nel Cenacolo (cf. At 1,14). È sufficiente ricordare il suo pregare
sempre, il suo essere sempre docile, il suo "essere preghiera" nelle varie
circostanze, sempre in comunione con Cristo, sempre rivolta al Padre, sempre
sotto l'azione del Paraclito. Mi soffermo per il momento solo su un dettaglio
della sua preghiera, quella accentuata da Luca, per ben due volte: la preghiera
del cuore contemplativo (cf. Lc 2,19 e 51).
Profondità spirituale di un cuore
contemplativo
Nel profilo spirituale di Maria, e quindi
nella sua spiritualità, è decisiva l'annotazione lucana che svela una pagina
autobiografica di Maria: «Serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»
... «Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,19 e 2,51). E il
duplice riferimento lucano. Questo riferimento, - nel contesto degli episodi
dell'infanzia, quando si apre e si chiude il periodo delle manifestazioni del
Figlio appena nato, e dopo il suo ritrovamento a Gerusalemme - è importante.
Maria rimane come fissata entro la grande tradizione sapienziale che sa
ricordare e meditare le meraviglie di Dio per trasmetterle alle generazioni
future. Vive con profondità contemplativa le parole e gli eventi; ricorda,
attualizza in maniera dinamica, medita, discerne. Vi è chi ha interpretato in
maniera plastica l'atteggiamento di Maria con queste parole che alludono a una
specie di gioco dei dadi: «Il termine "symbállousa", esclusivo di Luca,
significa decifrare un enigma, armonizzare gli estremi che apparentemente sono
contrari. "Simbolizzare" o "simboleggiare' nel senso greco, significa "mettere
insieme" (come diciamo del "simbolo degli apostoli"), o agitare i dadi nella
cavità della mano. Maria agita nel suo cuore parole ed eventi, provocando così,
fra di loro, un urto salutare e una chiarificazione di ciascuno di essi». E
questa l'osservazione di un esegeta del nostro tempo.7 È stato
detto che il cuore è il luogo ecclesiale per eccellenza, l'organo che riassume
la persona e la libertà. Come conseguenza la dimensione cordiale, sapienziale,
contemplativa che è uno dei tratti essenziali di Maria nel Vangelo di Luca, ci
offre la chiave per capire la sua personalità: una donna dal cuore puro e
profondo che assume la storia, capace di fare un confronto fra le promesse e gli
eventi di grazia, l'annuncio e il compimento, donna che cerca la luce nelle
apparenti contraddizioni, un cuore memore per ricordare, specialmente, come
accade spesso, nell'ora della prova, quando il cuore diventa più sensibile alla
memoria e alla vita. Questo atteggiamento di Maria è stato ricordato in modo
implicito - con riferimento a Lc 2,19.51 - dal Vaticano II nella Costituzione
dogmatica Dei Verbum, n. 8. Come appare da questo numero - che parla
della viva trasmissione della verità rivelata, sotto l'azione dello Spirito
Santo, nella Chiesa che crede e che prega - la Chiesa guarda a Maria per
magnificare la meditazione delle parole e l'esperienza delle realtà trasmesse
che i fedeli vivono, imitando Maria, per arrivare ad una più profonda esperienza
della rivelazione nel tempo. È qui il segreto della profondità contemplativa che
è capace di mettere insieme la parola e la storia, la rivelazione e l'evento
quotidiano. Ed è qui che Maria diventa modello di una Chiesa profetica, che
dalle profondità del cuore, con la grazia dello Spirito Santo, decifra i segni
dei tempi, cresce nella comprensione della verità, proferisce parole piene di
senso per gli uomini e le donne di oggi, prende decisioni e fa scelte
evangeliche, si lascia fecondare dalla potenza dello Spirito. Possiamo
affermare che è questa la preghiera fondamentale del cristiano, alla luce di
Maria: una costante memoria nel cuore dell'azione di Dio nella propria vita e
nella storia, alla luce della parola e della vita. Ma con la profondità di un
cuore contemplativo. In questo modo la vita è illuminata dalla parola, si
vive a partire dalla profondità del cuore, e la preghiera si inserisce nel
tessuto della vita, in piena comunione trinitaria.
Maria guida sicura nel cammino della mistica
cristiana Maria è certamente guida sicura nelle vie della
mistica cristiana. Essa infatti ha partecipato pienamente al mistero di Cristo
con una totale identificazione, nel vertice della comunione trinitaria e della
solidarietà umana, in ogni attimo della Vita del Cristo, seguendo sempre passo
passo Maria, come Madre e come Sposa, come Chiesa. In Maria c'è l'ebbrezza
della mistica trinitaria, della comunione totale con il Figlio, della docilità
estrema alla grazia dello Spirito Santo. Anche lei varca gli abissi del
paradosso nella mistica della notte oscura ai piedi della Croce ed oltre, fino
all'alba radiosa della Risurrezione. Anche lei, Maria, ha una particolare
esperienza mistica della presenza gloriosa del Figlio in cielo e della sua
comunicazione nella fede a lei, durante il tempo che trascorse fra l'Ascensione
e la sua Assunzione. Forse occorre mettere in luce che Maria vive una mistica
non individuale, ma spiccatamente comunitaria, in un noi con Cristo e con la
Chiesa. La mistica di Maria è anche la mistica della quotidianità,
dell'equilibrio divino-umano della vita di Nazaret, in comunione con il Figlio e
Giuseppe, in un periodo di suprema e sconvolgente normalità con il cielo in
terra: non estasi né visioni, non locuzioni e voli dello spirito, non stimmate o
altre esperienze fenomeniche. In Maria: - l'estasi è il vivere fuori di
sé, attenta al Figlio e alla volontà del Padre; - la visione è lo sguardo di
fede sul suo Figlio; - le locuzioni sono l'ascolto della sua parola e lo
stupore per il suo silenzio; - l'unico volo dello Spirito è il volteggiare di
Maria nella normalità della casa di Nazaret: non altre esperienze fenomeniche,
anche se Maria porta nel cuore trafitto dalla Parola il segreto di un cuore
aperto ed attento alle promesse e alle sorprese di Dio. All'uomo e alla donna
contemporanea dobbiamo ridonare la semplice mistica di Maria di Nazaret, nella
pienezza del suo vivere umano e divino, con il cielo in terra, ma con la terra
impregnata di divino. È questa la vera mistica cristiana, alla quale tutti
dobbiamo aspirare, verso la quale dobbiamo camminare avendo in Maria una guida
sicura.
Una mistica
mariana
Non vorrei, tuttavia, tralasciare una parola
circa un modo di vivere la devozione mariana, che è appunto la dottrina del
grande maestro della spiritualità mariana di tutti tempi, Luigi Maria Grignion
da Montfort. La vera devozione, insegnata dal Montfort, è in realtà una
mistica mariana. Vivere il mistero di Maria significa vivere con lei e per lei
il mistero della salvezza, collaborandovi e rispondendo. Se non ci si situa su
questa prospettiva mistica del Trattato è difficile capirne il senso
profondo. Talvolta la spiritualità contemporanea manca di una vera attenzione
alla mistica; per questo non coglie certe profondità, che vengono e dalla
teologia mistica cristologico-mariana e dalla esperienza mistica mariana, della
storia del passato e di quella contemporanea Mi riferisco alla mistica mariana
autentica, di pura zecca, non apocrifa ma veritiera, convalidata dalla verità e
dalla vita evangelica. In realtà, la forza del messaggio mariano del Montfort
poggia su questa visione «mistica» della spiritualità e quindi della salvezza.
Le sue pagine centrali si riferiscono a questa mistica che esprime il progetto
di Dio, che è il mistero di Cristo e porta il sigillo della gratuità. È la
mistica della grazia che plasma il cristiano. È il noto paragone dell'immagine
formata con lo scalpello e con lo stampo. La prima è la via ascetica; la seconda
- quella dello stampo - e la via mistica, la via mariana. Essa rivela una grazia
ed un atteggiamento che è quello del lasciare pienamente spazio a Dio nella
nostra vita. Abbandonarsi, donarsi, lasciare che Maria formi in noi il Cristo.
Dimensione mistica della grazia, del dono sovrabbondante: come nei vertici della
mistica cristiana, dove Dio agisce e la persona - attivamente passiva sotto
l'azione dello Spirito - viene purificata, illuminata, unita a Dio, conformata a
Cristo. La figura dello stampo e immagine stupenda, ripresa dal Montfort anche
nel Segreto di Maria, data la sua efficacia.8 Questa mistica
richiede una certa passività, ma vivificata da una intensità di vita teologale,
nella accoglienza della azione di Dio che agisce in maniera materna per mezzo di
Maria. E una forma di esprimere e sperimentare la sua maternità, la sua
mediazione materna. Ciò comporta una presenza, una trasparenza, una comunione
che modella una effettiva conformazione a Cristo, che è il termine della
identificazione e della conformazione. Siamo "formati" ad immagine del Figlio
primogenito. La via a questa collaborazione, che comporta l'ascesi della
disponibilità, è la sinergia nello Spirito Santo. Essa richiede nell'interiorità
della vera devozione la consacrazione totale e la crescita in un esercizio
interiore di comunione. Si tratta di quella via mistica ed ascesi insieme che
poggia sull'indissolubile nesso del per mezzo di Maria, con Marta, in Maria e
per Maria, in una equivalenza che lo Spirito di Cristo fa in Maria ed in noi,
per agire quindi per mezzo di Gesù, con Gesù, in Gesù e per Gesù.9
Una via che comporta la necessaria dimensione pneumatologica: azione in noi
dello Spirito, accoglienza e risposta nello Spirito Santo. Una reciprocità
simile alla dimensione "in Cristo" secondo la nota espressione di un monaco del
Monte Athos, che aveva quasi fissato in una formula la sua vita in Cristo: «La
sua vita è la mia vita»: si riferiva a Cristo.10 Una reciprocità che
comporta anche la verità dell'espressione: «La mia vita è la sua vita». Il
Montfort ha avuto la grazia di proporla in termini chiari. Oggi però la
ricchezza della spiritualità che contempla il profilo spirituale di Maria - un
profilo di santità come comunione con Cristo, realistico ed impegnato - offre
alla mistica monfortana un necessario complemento, qualora ce ne fosse bisogno.
Ed è in questi termini che la spiritualità contemporanea può e deve accogliere
il messaggio del Montfort. - Tutto per mezzo di Maria. Una
profondità esistenziale della comunione spirituale con lo spirito della Madre.
Essere come Maria, o essere Maria... E la dimensione mistica dell'essere di
Cristo in noi, di Maria in noi. - Tutto come Maria. È la linea della
imitazione attualizzata, con la connotazione teologica e spirituale che abbiamo
messo in luce. Il rapporto di Maria con Cristo, anzi con la Trinità è unico, ma
è esemplare. Per questo ella è anche per il cristiano il vero archetipo umano
della risposta e della collaborazione totale al piano di Dio. Si tratta di
imitare, ma in profondità, fino ad arrivare a rivivere i sentimenti di Cristo
Gesù e i sentimenti di Maria di Nazaret... Nessuno può vivere in Cristo se non
vive come Cristo. Nessuno può vivere in Maria se non vive come Maria. È
l'esigenza reciproca di comunione e di imitazione, dal più profondo, ma con la
norma evangelica del vissuto mariano, con la nota del caro mino della crescente
fedeltà. - Tutto in Maria. È il mistero della presenza, o meglio
della compresenza di Maria nella nostra comunione trinitaria o inabitazione. La
dimora di Maria è la Trinità. In questa comunione Maria ha una sua inabitazione
nel cristiano, sempre nella comunione dello stesso Spirito. Il cristiano, per
Cristo nello Spirito, ha anche la radice in questo paradiso, in questo
santuario, in questa vita mariana. Ma senza disgiunzioni, piuttosto in una
ritrovata armonia della comunione con Maria nello stesso Cristo e nel medesimo
Spirito. È allora che la frase del monaco del Monte Athos può essere anche
riferita a Maria, come appare implicitamente dalla dottrina del Montfort. Si
potrà dire pure: «La mia vita è la sua vita». E una autentica comunione di vita.
Il cristiano può offrirsi, come un supplemento di umanità, affinché viva in noi
Maria, viva in noi Cristo. - Tutto, finalmente, per Maria e per
Gesù, nella dimensione della finalità, del servizio, della collaborazione
al piano della salvezza. Il servizio è la dedicazione totale, l'essere servi,
trasparenza della volontà di Dio. La Vergine è la «tavola theògrafa», scritta
da Dio, come si esprime l'Ufficio bizantino della Dormizione. E scritta la
volontà di Dio nel suo cuore, incisa dallo Spirito. È il vertice della Alleanza
vissuta. Maria è, come la chiama Chiara Lubich, il «Celeste piano inclinato» che
avvicina Dio e alla sua volontà, che la rende presente nel mondo e dinamizza la
storia della salvezza formando discepoli a sua immagine, ad immagine di
Cristo.
Conclusione All'inizio del terzo
millennio la Chiesa ci chiede di vivere la grazia e l'impegno della preghiera,
dono e arte, impegno e grazia, comunione con Dio e con i fratelli, quotidiano
appuntamento con il Signore della vita e della storia. Ma prospetta anche per il
cristiano e la cristiana di oggi una vita che porti il sapore e la sapienza,
l'unzione interiore e la fortezza esteriore della mistica cristiana. È questa la
via della verità e della vita, di un cristianesimo vissuto con il sigillo
dell'esperienza. Davanti a proposte fuorvianti di preghiera e di
spiritualità, esagerazioni misticheggianti e fanatismi o devozionalismi vuoti,
guida sicura della preghiera e della mistica è Maria, nella sua grandezza
immensa di comunione con la Trinità e nella sua semplicità sconvolgente della
vita mistica, vissuta nel mistero, vissuta come mistero. Ma con quell'equilibrio
che possiamo chiamare mistica del quotidiano, mistica di Nazaret, della Madre
del Signore nel quotidiano umano-divino, che è tutto il cielo in terra e il
divino nell'umano.
NOTE
7 E. HAMEL, Discernement "in Spiritu"
dans l'Evangile de l'enfance selon Saint Luc. in Cahiers Marials
24 (1979) p. 184-185. 8 Cf. Segreto di Maria, in L.M. GRIGNION
DE MONTFORT, Opere complete. I. Scritti Spirituali, Edizioni
Monfortane, Roma 1990, n. 16-17. 9 Cf. Trattato della vera devozione, ibid.,
n. 257 e ss. 10 ARCH. SOFRONY, Sa vie est la mienne, Cerf, Paris
1981.
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